di Francesca Vignoli
Non trovo parole per definire la
mozione che la maggioranza ha
avuto il coraggio di votare nell’ultimo consiglio comunale di fine
agosto. E sì che il mese non è stato caldo e quindi non c’è
neanche la giustificazione del colpo di sole generalizzato. Un
insieme di assurdità tali che sembra quasi impossibile possano
essere pensate e scritte da un essere umano. Ma questa gentaglia chi
rappresenta? Io mi vergogno profondamente. Loro certamente no, perché
non sanno cosa sia la vergogna, è evidente. Non vale neanche la pena
di ricordargli che gestiscono la città che ha dato i natali a San
Francesco, la città che viene considerata un simbolo di pace, di
fratellanza. Loro - è questa la realtà - non sanno cosa sia la
pace, né tantomeno la fratellanza.
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Comune di Assisi (foto Umbriajournal) |
Anche se sono certa che non
servirà a nulla, provo a spiegare un paio di cose a Luigi Marini e a
tutta la maggioranza, così gagliardamente lanciati nella strenua
difesa di quella che definiscono la “Famiglia Naturale”. Il 25
giugno 2014 il Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite ha
votato una risoluzione sulla protezione della famiglia in cui è
scritto che “spetta alla
famiglia in primo luogo allevare e proteggere i bambini e che essi,
per poter raggiungere una completa e armoniosa maturazione della loro
personalità, devono crescere in un quadro familiare e in
un’atmosfera di felicità, amore e comprensione”: ma da quando
l’atmosfera di felicità, amore e comprensione, signor Marini, è
legata al sesso di chi compone la famiglia? Le coppie “naturali”,
come le definisce lei, sono sempre così idilliache? E il “quadro
familiare” da quando è fatto solo di una donna e un uomo? In
realtà, la risoluzione del Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni
Unite citata da Marini & C. non dice nulla a proposito
dell’appartenenza sessuale della famiglia da proteggere.
Marini
scrive poi che l’art. 29 della Costituzione italiana «riconosce
un’unica forma di Famiglia, ovvero quella “naturale fondata sul
matrimonio”, fra uomo e donna, come peraltro più volte ribadito
dalla Corte Costituzionale».
Le cose non stanno per niente così, perché
l’articolo 29 della nostra Costituzione recita:
«La
Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale
fondata sul matrimonio
».
Quindi non “un’
unica
forma di Famiglia, ovvero quella naturale fondata sul matrimonio”,
come scrive Marini, che si aggiusta la Costituzione a suo comodo, ma
la “famiglia come società naturale fondata sul matrimonio”.
Per
quanto riguarda la Corte Costituzionale, non ha mai
“ribadito” che il matrimonio deve essere fra uomo e donna. Anzi:
nella sentenza 138 del 2010, ha affermato che la decisione relativa
ai matrimoni fra persone dello stesso sesso dipende interamente dalla
volontà del legislatore, non esistendo nessun limite od ostacolo o
prescrizione nella nostra Costituzione.
Veniamo
ora al ddl Scalfarotto, della cui approvazione definitiva tutta la
maggioranza ha grande paura, perché introdurrà in
Italia il reato di omofobia e questo «comporterà
una pesantissima limitazione della libertà di pensiero e dunque
della democrazia»: Marini
& C. hanno uno strano concetto di libertà di pensiero e
democrazia, perché pensano a difendere solo le loro, mentre di
quelle degli altri non gli interessa nulla.
Questa idea, poi, che una legge
sull’omofobia possa servire da «grimaldello
a tutti coloro che intendono innestare l’effetto domino che approda
al matrimonio GLBT (comunemente denominato Gay) con possibilità di
vedersi riconosciuta la capacità genitoriale»
e «ha il solo scopo di
irrobustire ulteriormente le già potenti lobbyes di potere, in
primis quelle economiche che mirano alla manipolazione genetica e al
business dei “figli su ordinazione”»
sembra direttamente uscita dalle pagine di Mein Kampf di Adolf Hitler
e dai laboratori di eugenetica di Josef Mengele. Meriterebbe di certo
qualche seduta dall’analista (se non dallo psichiatra) di tutta la
maggioranza...
Il delirio è però
irrefrenabile: non contenti delle assurdità già accumulate, Marini
& C. scrivono che chiederanno al
governo di «non
applicare il Documento standard per l’educazione sessuale, redatto
dall’Ufficio Europeo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità»,
di «respingere
affido e adozione per persone dello stesso sesso»,
di «stanziare
pubblici sussidi per garantire ai genitori un’effettiva libertà
nella scelta della scuola per i propri figli» (così, grazie ai
soldi pubblici, potranno mandare i loro figli nelle scuole private,
dove di GLBT - fortunatamente - ancora non se ne trovano!) e, per
finire, di «istituire
una Festa della Famiglia Naturale, che tra l’altro spieghi nelle
scuole che cosa sia una Famiglia “tradizionale formata da uomo e
donna” e che finalmente riporti le cose al loro giusto posto»
e «incoraggi
a resistere quanti ancora non si sono arresi alla dittatura del
pensiero unisex». Fine
dell’agghiacciante mozione.
Chiudo
con un paio di puntualizzazioni per il “pio” Marini & C.: vi
ricordo che Papa Francesco ha detto a tutti noi vivi
e lascia vivere e ha spiegato
che ognuno dovrebbe avere come guida questo principio. Forse vi era
sfuggito.
Per quanto riguarda la parola
“naturale” dell’art. 29 della Costituzione (la “famiglia come
società naturale fondata sul matrimonio”), sappiate che non
c’entra nulla il sesso ma che è usata nel significato di qualcosa
che precede lo Stato ed esiste indipendentemente da esso e dalle sue
leggi, perché tutti gli esseri umani aspirano «naturalmente» -
cioè indipendentemente dalle concessioni dei loro governanti - a
costruirsi una famiglia. Non sono io a dirlo, ma lo hanno scritto i
padri costituenti nel 1946/47, come Giorgio La Pira, Umberto Merlin,
Camillo Corsanego e Aldo Moro. Tutta gente che non era proprio di
sinistra... Piero Calamandrei sottolineò come fosse “un gravissimo
errore, che rimarrà nel testo della nostra Costituzione come una
ingenuità, quello di congiungere l’idea di società naturale - che
richiama al diritto naturale - colla frase successiva «fondata sul
matrimonio», che è un istituto di diritto positivo. Parlare di una
società naturale che sorge dal matrimonio, cioè, in sostanza, da un
negozio giuridico è una contraddizione in termini”. E Aldo Moro
affermò (udite, udite!) “che, pur essendo molto caro ai
democristiani il concetto del vincolo sacramentale nella famiglia,
questo non impedisce di raffigurare anche una famiglia, comunque
costituita, come una società che, presentando determinati caratteri
di stabilità e di funzionalità umana, possa inserirsi nella vita
sociale”. Prima di sproloquiare, documentatevi. E che il Signore
abbia pietà di voi.