martedì 12 agosto 2014

LA DURA LEGGE DELLE SPALLETTE

foto di Angelo Maccabei
La ridicola normativa sull'arredo urbano prevede che le spallette dei negozi debbano essere libere per 40 cm verso il basso e per 2 cm verso l'esterno. E' complicato stabilire chi rispetta o meno, ma in alcuni casi come quello nella foto che pubblichiamo sembra che la regola sia infranta. Certamente non è l'unico caso, molti altri se ne contano. Il problema è che le leggi si infrangono anche perché sono poco chiare o poco rispettose del buon senso. 

1 commento:

  1. Per precisare la misura minima da terra riportata nel post (40 cm.) è errata, quella corretta è di 50 cm. da terra, ma poco cambia.

    Premesso che, a mio modesto parere, era più che sufficiente il Piano Arredo Urbano c.d. “Romoli” del 1987, purché fatto rispettare, il nuovo piano, che tra l’altro è costato al Comune di Assisi ben oltre 12.000, 00 Euro di Parcella all’Arch. Alfio Barabani, (fonte Ministero della Funzione pubblica http://www.funzionepubblica.gov.it/media/958727/umbria.pdf ) è una brutta copia del precedente sotto tutti gli aspetti, in più regola queste benedette “spallette”, croce & delizia dei commercianti assisiati. Molti di voi rammenteranno di certo che “zozzeria” erano le strade di Assisi prima del piano “Romoli”, sembrava passeggiare per una brutta copia di un suq di second’ordine, spesso con merce di pessimo gusto e di qualità infima. Dato che la fase di redazione del Piano “Romoli” ai tempi si svolse con fasi partecipative, rammento le “lamentationes” dei commercianti assisiati, sembrava che da lì a pochi mesi si sarebbero estinti, sarebbero andati falliti e idiozie del genere.
    Invece, la città si è “ripulita”, i commercianti non sono falliti e la qualità delle merci è, anche se di poco, migliorata. Oggi la crisi che imperversa in Italia, si riversa anche sui commercianti di Assisi che, in barba delle leggi di mercato, si ostinano tutti a vendere rigorosamente la stessa merce che vende il vicino e il vicino a sua volta a vendere la merce che vende il vicino prossimo e così via. Senza prevedere che, se il turista che ha già comperato un oggetto in un negozio, poi, trovando sempre gli stessi oggetti, non ne compera più. La diversificazione è una delle armi per battere la concorrenza. Ma questo lo capiscono in pochi e molto meno i “commercianti” assisani.
    Tornando al Nuovo Piano Arredo Urbano, il cui iter procedurale si è concluso in verità il giorno 23.03.2011, con la pubblicazione dello stesso nel B.U.R. n° 42 parte I° e II° del 23.03.2011, ed è entrato in vigore il giorno successivo, quindi non sarebbe nemmeno roba tanto nuova, essendo uscito in concomitanza dell’inizio della campagna elettorale per le comunali del 2011, con molta probabilità si è forse pensato di accantonarlo. Così, ai commercianti, non gli è sembrato vero riappropriarsi, centimetro dopo centimetro, degli gli spazi (vietati) al di fuori dei negozi e peggio ancora. Apporre segnali e totem anche di pessimo gusto, occupare aree di suolo pubblico come se fosse la corte delle loro abitazioni. Dato anche il repentino cambio di gestioni di molte attività assisane (argomento che meriterebbe approfondimento) molte schiere di nuovi commercianti ne ignoravano pure l’esistenza. Così, i commercianti “intraprendenti” da una parte e il Comune cieco dall’altra, hanno fatto sì che in qualche caso sia riapparsa la “zozzeria” di una volta. Senza generalizzare. Ovviamente non tutti i commercianti hanno varcato il confine della decenza.
    A luglio scorso, inoltre, è apparso per le vie di Assisi, un manifesto “raccapricciante” dal punto di vista del buon senso. Dopo oltre tre anni si è andato a comunicare che è entrato in vigore il nuovo piano arredo urbano e che da lì al 20 luglio tutti di sarebbero dovuti adeguare, altrimenti sarebbero stati intensificati i controlli? Allucinante, se fossi stato io, non ci avrei messo il mio nome sotto come ha fatto Lunghi. Sarebbe stato come aver scritto: “guardate bene gente, esiste il Codice Penale che vieta il furto, rubate pure fino al 20 luglio, poi saremo di pattuglia e, se vi beccheremo, sarete arrestati”, senza parole.
    Ad ogni buon conto, anche se “ignorantia legis non excusat”, ma tanto più che dei colorati manifesti ne hanno dato contezza a tutti, è giunta l’ora che si faccia rispettare questo piano, che piaccia o non piaccia. Che non vi siano i soliti “figli” e “figliastri” come di sovente accade in Assisi, ma questa, signori miei, è un’altra storia.

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